Oramai è evidente che l'evoluzione della tecnologia è più
veloce dell'evoluzione richiesta alla nostra mente per utilizzare la tecnologia e dialogare
pienamente con essa.
Tutto ciò mette il mio cervello in numerose difficoltà, perciò
scrivo un po' per sfogare alcune idiosincrasie, un po' per porre alcuni problemi che
riguardano la nuova comunicazione con e mediante le macchine.
Noi siamo cresciuti sui testi scritti, sequenziali. Testi che idealmente sono costruiti in
modo da condurci per mano lungo un filo del ragionamento o una storia.
Visto che questo è un testo tradizionale, vorrei concludere, ma non posso farlo
perché ho buttato li' soprattutto spunti, poco ordinati, suscitati dai miei
dubbi.
Icone e finestre
Già parecchi anni fa, il problema ha cominciato a essere non "cosa può
fare un calcolatore" ma "come si può fare capire all'utente che cosa il
calcolatore può fare, e quale tasto bisogna schiacciare".
Si pose il problema dell'"interfaccia-utente", e la soluzione più geniale
storicamente, si sa, fu quella del Macintosh.
Al punto tale che, a distanza di anni, Windows (questo "MS-DOS vestito da
pagliaccio") si è rassegnato a copiare del Macintosh anche il principio "una
icona per file" (come già l'OS/2) e i nomi lunghi (finalmente).
La prima pubblicità Macintosh diceva: "Se sapete riconoscere il cestino, sapete
usare Macintosh". Era solo uno slogan, d'accordo, resta il fatto che le icone furono un
successo. Il che dimostra che l'idea "icona" fa presa per le sue implicazioni religiose e
spirituali - o che la gente è fondamentalmente analfabeta.
L'altro grande successo è stato quello delle finestre.
Le finestre costituiscono una grande innovazione: immaginate uno schermo del futuro,
grande almeno due metri quadrati. Immaginate che bello tenerci sopra, tutti aperti,
l'agenda elettronica, due o tre documenti che state leggendo o scrivendo, una GIF, un
canale televisivo, un bilancio... e ciascuno nella sua bella finestra. E' il trionfo
dell'interattività tra programmi e informazioni, del multitasking (vero o falso
che sia) dell'ipertestualità funzionale.
Ma ora, guardate le dimensioni del monitor che state usando: che senso ha tenerci
dentro più di una finestra per volta? E anche cosi', le finestre si dimostrano
più dispettose di quelle di casa mia in una giornata di vento.
Per vedere bene un programma devo allargare la finestra a pieno schermo, operazione
che sono costretto a ripetere manualmente ogni volta.
Dopo di che attivo la funzione "File" "Apri", oppure uso il comando abbreviato
(rigorosamente differente da un programma all'altro, perché va bene la
standardizzazione, ma il mondo è bello perché è vario).
A questo punto, inspiegabilmente, si apre una finestrellina tanto piccola e avara che si
vedono solo pochissimi file per volta, e devo scorrere la lista col mouse.
D'accordo, sono sfoghi dettati dal fatto che a me confondono le idee, ma secondo voi
le finestre servono più a semplificare veramente la vita o a dare
un'IMPRESSIONE visiva, un'illusione di interattività e di multitasking?Ipertesti gira-testa
Sono la grande moda di questi anni.
E' giusto: il software, i CD-ROM, le stesse reti telematiche ci offrono la
possibilità di ottenere le informazioni non più secondo la
sequenzialità tipica del libro rilegato, ma con esplorazione, guidata o libera,
con salti e nessi suggeriti dal testo o improvvisati, senza dimenticare il "browsing"
(esplorazione ad arborescenza, lungo le diramazioni degli argomenti) e il "searching"
(ricerca di stringhe, parole o loro combinazioni).
A noi la libertà, a noi il piacere della ricerca svincolata e personalizzata!
Eppure confesso che dinanzi a un ipertesto sento sempre un certo disagio.
Un motivo può essere che la mole di un libro, o di un file, può essere
misurata a colpo d'occhio. Con l'ipertesto hai sempre l'ansia di ignorare quanto ci sia
da vedere.
Certo, se si tratta di un gioco, o di un disco ottico dedicato a un cantante, tale
smarrimento è il clou del giuoco. Ma ci sono casi in cui l'ipertestualità
della struttura non ha di per sé un gran significato.
Sto pensando a un interessantissimo quadro vivente del 1400, realizzato
dall'Università di Genova: un ipertesto che, partendo da un grande quadro
d'epoca della città vista dal mare, sciorina una serie di vignette fumettate di
vita quotidiana, tutte storicamente pregnanti, della Genova del tempo.
Molto grazioso e molto istruttivo; mi rendo solo conto che, in forma di libro, non
perderebbe molto rispetto alla versione elettronica.
E' insomma uno di quegli ipertesti che ti danno l'illusione di poter esercitare una libera
caccia, finché non ti rendi conto di girare in uno zoo-safari in cui tutto
è predisposto (né potrebbe essere altrimenti).
Ma veniamo a un caso in cui la scelta ipertestuale è dettata dall'efficacia
pratica. Penso a quello che è stato spesso citato come uno dei migliori esempi
di ipertesto: lo HELP di Windows.
Fantastico! Per quanto abbia poche idee ma confuse, con l'help di Windows in un
modo o nell'altro ho buone chances di arrivare, tramite sommario, tramite
collegamento o tramite ricerca, all'informazione utile. Lo stesso con gli help dei buoni
programmi.
Ma anche qui, c'è chi dimostra di non aver capito niente dell'utilità del
mezzo: parlo degli help deteriori di molti programmi, almeno di diversi shareware che
ho avuto occasione di consultare. Spesso gli autori dimostrano di ignorare lo scopo di
una guida o di un ipertesto.
Infatti non li scrivono per rispondere alla domanda: PER OTTENERE IL TALE
RISULTATO, COSA DEVO SCHIACCIARE? Bensi' per dire ECCO COSA
TROVERAI NEI VARI MENU'. E' ovvio invece che una guida deve dirmi dove
trovare la tal cosa, non che cosa troverò nei vari posti.
Recentemente Luca De Nardo ha scelto la forma ipertestuale per realizzare I-DOME,
un programma di informazioni sull'argomento Internet, e mettercelo a disposizione
gratis.
I-DOME è un ipertesto modesto, non certo nel senso spregiativo dell'aggettivo,
ma perché è costituito da una raccolta di FAQ, a loro volta messe
gentilmente a disposizione dai rispettivi autori. Trovo questa semplice struttura di
raccolta di testi preesistenti molto pratica. Anzi mi chiedo come, o con quale
programma, potrei costruire una struttura per indicizzare e ordinare tutti i testi che ho
raccolto nel mio disco fisso. Di I-DOME segnalo un difetto analogo a quello che
lamentavo a proposito dei cattivi help: non si parte da una mappa di
COSE CHE POSSO FARE (cercare informazioni e files nel mondo, trovare le
conferenze, parteciparvi...) per arrivare alle diverse istruzioni. Ma forse non l'ho
potuta trovare a causa dei bug della prima versione.
Come crescerà la nuova generazione sugli ipertesti? Con una mentalità
più libera e aperta, abituata a esplorare autonomamente? O con la
mentalità di chi è abituato a trovare la pappa fatta PERFINO quando si
suppone che "esplori liberamente"? Secondo me sono vere entrambe le risposte: i nuovi
media ampliano le nostre possibilità, possono renderci più potenti e
quindi, di fatto, più liberi. Ma non credo che, di per sé, rendano
più libera la nostra mentalità. Ci sarà sempre chi
prenderà tutto (ipertesti, CD-ROM, internet di oggi e del futuro) come un
video-gioco sempre più vasto e ricco, nel quale sparare e saltare come un
cretino senza dare alcun contributo di fantasia.
Dubbi sulla praticità delle mappe che mi offre lo schermo del computer.
Dubbi su quali siano i modi migliori per permettere alla gente di gestire, con l'occhio e
con la mente, l'inesauribile massa di informazioni di cui sta per disporre.
Dubbi su come tutto ciò forgerà il modo di pensare della nuova
generazione.
Avete idee?