Iperpretesti iconoclasti

(Marzo 1995)

Oramai è evidente che l'evoluzione della tecnologia è più veloce dell'evoluzione richiesta alla nostra mente per utilizzare la tecnologia e dialogare pienamente con essa.
Tutto ciò mette il mio cervello in numerose difficoltà, perciò scrivo un po' per sfogare alcune idiosincrasie, un po' per porre alcuni problemi che riguardano la nuova comunicazione con e mediante le macchine.

Icone e finestre

Già parecchi anni fa, il problema ha cominciato a essere non "cosa può fare un calcolatore" ma "come si può fare capire all'utente che cosa il calcolatore può fare, e quale tasto bisogna schiacciare".
Si pose il problema dell'"interfaccia-utente", e la soluzione più geniale storicamente, si sa, fu quella del Macintosh.
Al punto tale che, a distanza di anni, Windows (questo "MS-DOS vestito da pagliaccio") si è rassegnato a copiare del Macintosh anche il principio "una icona per file" (come già l'OS/2) e i nomi lunghi (finalmente).
La prima pubblicità Macintosh diceva: "Se sapete riconoscere il cestino, sapete usare Macintosh". Era solo uno slogan, d'accordo, resta il fatto che le icone furono un successo. Il che dimostra che l'idea "icona" fa presa per le sue implicazioni religiose e spirituali - o che la gente è fondamentalmente analfabeta.
L'altro grande successo è stato quello delle finestre.
Le finestre costituiscono una grande innovazione: immaginate uno schermo del futuro, grande almeno due metri quadrati. Immaginate che bello tenerci sopra, tutti aperti, l'agenda elettronica, due o tre documenti che state leggendo o scrivendo, una GIF, un canale televisivo, un bilancio... e ciascuno nella sua bella finestra. E' il trionfo dell'interattività tra programmi e informazioni, del multitasking (vero o falso che sia) dell'ipertestualità funzionale.
Ma ora, guardate le dimensioni del monitor che state usando: che senso ha tenerci dentro più di una finestra per volta? E anche cosi', le finestre si dimostrano più dispettose di quelle di casa mia in una giornata di vento.
Per vedere bene un programma devo allargare la finestra a pieno schermo, operazione che sono costretto a ripetere manualmente ogni volta.
Dopo di che attivo la funzione "File" "Apri", oppure uso il comando abbreviato (rigorosamente differente da un programma all'altro, perché va bene la standardizzazione, ma il mondo è bello perché è vario).
A questo punto, inspiegabilmente, si apre una finestrellina tanto piccola e avara che si vedono solo pochissimi file per volta, e devo scorrere la lista col mouse.
D'accordo, sono sfoghi dettati dal fatto che a me confondono le idee, ma secondo voi le finestre servono più a semplificare veramente la vita o a dare un'IMPRESSIONE visiva, un'illusione di interattività e di multitasking?

Ipertesti gira-testa

Sono la grande moda di questi anni.
E' giusto: il software, i CD-ROM, le stesse reti telematiche ci offrono la possibilità di ottenere le informazioni non più secondo la sequenzialità tipica del libro rilegato, ma con esplorazione, guidata o libera, con salti e nessi suggeriti dal testo o improvvisati, senza dimenticare il "browsing" (esplorazione ad arborescenza, lungo le diramazioni degli argomenti) e il "searching" (ricerca di stringhe, parole o loro combinazioni).
A noi la libertà, a noi il piacere della ricerca svincolata e personalizzata! Eppure confesso che dinanzi a un ipertesto sento sempre un certo disagio.
Un motivo può essere che la mole di un libro, o di un file, può essere misurata a colpo d'occhio. Con l'ipertesto hai sempre l'ansia di ignorare quanto ci sia da vedere.
Certo, se si tratta di un gioco, o di un disco ottico dedicato a un cantante, tale smarrimento è il clou del giuoco. Ma ci sono casi in cui l'ipertestualità della struttura non ha di per sé un gran significato.
Sto pensando a un interessantissimo quadro vivente del 1400, realizzato dall'Università di Genova: un ipertesto che, partendo da un grande quadro d'epoca della città vista dal mare, sciorina una serie di vignette fumettate di vita quotidiana, tutte storicamente pregnanti, della Genova del tempo.
Molto grazioso e molto istruttivo; mi rendo solo conto che, in forma di libro, non perderebbe molto rispetto alla versione elettronica.
E' insomma uno di quegli ipertesti che ti danno l'illusione di poter esercitare una libera caccia, finché non ti rendi conto di girare in uno zoo-safari in cui tutto è predisposto (né potrebbe essere altrimenti).
Ma veniamo a un caso in cui la scelta ipertestuale è dettata dall'efficacia pratica. Penso a quello che è stato spesso citato come uno dei migliori esempi di ipertesto: lo HELP di Windows.
Fantastico! Per quanto abbia poche idee ma confuse, con l'help di Windows in un modo o nell'altro ho buone chances di arrivare, tramite sommario, tramite collegamento o tramite ricerca, all'informazione utile. Lo stesso con gli help dei buoni programmi.
Ma anche qui, c'è chi dimostra di non aver capito niente dell'utilità del mezzo: parlo degli help deteriori di molti programmi, almeno di diversi shareware che ho avuto occasione di consultare. Spesso gli autori dimostrano di ignorare lo scopo di una guida o di un ipertesto.
Infatti non li scrivono per rispondere alla domanda: PER OTTENERE IL TALE RISULTATO, COSA DEVO SCHIACCIARE? Bensi' per dire ECCO COSA TROVERAI NEI VARI MENU'. E' ovvio invece che una guida deve dirmi dove trovare la tal cosa, non che cosa troverò nei vari posti.
Recentemente Luca De Nardo ha scelto la forma ipertestuale per realizzare I-DOME, un programma di informazioni sull'argomento Internet, e mettercelo a disposizione gratis.
I-DOME è un ipertesto modesto, non certo nel senso spregiativo dell'aggettivo, ma perché è costituito da una raccolta di FAQ, a loro volta messe gentilmente a disposizione dai rispettivi autori. Trovo questa semplice struttura di raccolta di testi preesistenti molto pratica. Anzi mi chiedo come, o con quale programma, potrei costruire una struttura per indicizzare e ordinare tutti i testi che ho raccolto nel mio disco fisso. Di I-DOME segnalo un difetto analogo a quello che lamentavo a proposito dei cattivi help: non si parte da una mappa di COSE CHE POSSO FARE (cercare informazioni e files nel mondo, trovare le conferenze, parteciparvi...) per arrivare alle diverse istruzioni. Ma forse non l'ho potuta trovare a causa dei bug della prima versione.

Noi siamo cresciuti sui testi scritti, sequenziali. Testi che idealmente sono costruiti in modo da condurci per mano lungo un filo del ragionamento o una storia.
Come crescerà la nuova generazione sugli ipertesti? Con una mentalità più libera e aperta, abituata a esplorare autonomamente? O con la mentalità di chi è abituato a trovare la pappa fatta PERFINO quando si suppone che "esplori liberamente"? Secondo me sono vere entrambe le risposte: i nuovi media ampliano le nostre possibilità, possono renderci più potenti e quindi, di fatto, più liberi. Ma non credo che, di per sé, rendano più libera la nostra mentalità. Ci sarà sempre chi prenderà tutto (ipertesti, CD-ROM, internet di oggi e del futuro) come un video-gioco sempre più vasto e ricco, nel quale sparare e saltare come un cretino senza dare alcun contributo di fantasia.

Visto che questo è un testo tradizionale, vorrei concludere, ma non posso farlo perché ho buttato li' soprattutto spunti, poco ordinati, suscitati dai miei dubbi.
Dubbi sulla praticità delle mappe che mi offre lo schermo del computer.
Dubbi su quali siano i modi migliori per permettere alla gente di gestire, con l'occhio e con la mente, l'inesauribile massa di informazioni di cui sta per disporre.
Dubbi su come tutto ciò forgerà il modo di pensare della nuova generazione.
Avete idee?

Paradossi poco ortodossi